"Un altro passo verso la crescita", penso lo possano dire tutti i partecipanti allo stage di Kendo organizzato dall'associazione Shin Bu di Bari il 15 ed il 16 Gennaio e tenuto dal M° Luis Vitalis (7° Dan), classe 1961, olandese con alle spalle 35 anni di pratica ed apprendimento, alcuni dei quali trascorsi a perfezionarsi in Giappone presso la Kanazawa University diretta dal M° Edo.
Il M° Vitalis è inoltre arbitro mondiale e come tale ha arbitrato per 5 volte le finali dei campionati mondiali di Kendo ed i Combat Games di Pechino del 2010.
Nel ringraziare il M° Vitalis per il suo insegnamento e il gruppo del dojo Shin Bu per l'organizzazione e l'invito, vi lascio all'esperienza descritta dal nostro
Shambhu, kendoka, artista e scrittore.

"Bari, 16 Gennaio 2011
Palazzetto Palestra Francesco Martino, h. 15,00.
Il posto è ampio, tutto parquet; ideale per praticare kendo!
Dopo esserci cambiati ed aver raggiunto gli altri stagisti abbiamo armeggiato con bogu, men e shinai prima di identificare nel secondo gradone degli spalti il posto in cui sistemare le nostre cose. Sulla mia destra un tizio appena arrivato, discreto e paffutello, sta per indossare il tare. Mi avvicino per accoglierlo con una stretta di mano ed un sorriso che lo metta a suo agio.. mi risponde in inglese. Intuisco quasi immediatamente che si tratta di Luis Vitalis, il Maestro 7° Dan che da lì a poco terrà lo stage, sorrido ancora rinnovando il benvenuto e torno al mio posto. Il buon giorno si vede dal mattino!
Il Maestro Schiavone ci da indicazioni su come disporci e nel giro di qualche secondo siamo in fila ed in ordine: si comincia!
Dopo un po' di taiso eseguito in cerchio come in un rito d'unione (adoro i riti) siamo pronti per iniziare l'apprendimento: schierati su tre file partiamo a comando con un men uchi con kikentai, poi con doppio kikentai, bello e vigoroso, ma male eseguito dalla stragrande maggioranza di noi! Luis corregge i nostri errori e poi ci propone qualche “vasca” in avanzamento con ayumi-ashi, vigoroso bello e, questa volta anche marziale, ma sbagliato! Ancora correzione degli errori, il piede che avanza è troppo sollevato da terra, nell'incedere bisogna che strisci... “in ayumi il piede deve strisciare”! Va bè, allora riproviamo... ecco, dopo un po' va meglio!! Seguono esercizi di resistenza in suburi men con kiai prolungato e conteggio dei colpi-men, io ne sferro diciotto, il compagno di fronte a me ne esegue “un bel po'” perchè dopo i primi dieci ho perso il conto, ma gli dico “ventitre”, Luis ne fa ventidue.

Si susseguono adunate al centro per ascoltare le indicazioni del Maestro e poi si ritorna al posto per l'applicazione degli esercizi, adunate ed esercizi; provare, provare, provare, provare... Ad un certo puto “Men tsuke”! Schierati in ordine di grado e secondo le appartenenze ai rispettivi dojo, apprendiamo che il tenogui va indossato “alla giapponese” e non “alla koreana” perchè la modalità “alla koreana” è da bambini. Mi vengono in mente le esortazioni dei maestri spirituali che incitano i discepoli a non perdere di vista il bambino che è in loro... ma Luis ha già indossato il men, caspita, è stato un lampo! Ci esorta a sbrigarci e le sue sollecitazioni finiscono tra il mio pollice destro ed un groviglio di lacci tra anulare e indice della mano sinistra... rifaccio tutto con calma, tanto ormai sono quasi tutti in piedi! Ok ce l'ho fatta senza attirare troppo l'attenzione, un samurai deve essere anche un po' ninja, o no?! Suddivisi in due gruppi, quelli che hanno partecipato allo stage già dal mattino e quelli che vi avevano preso parte solo nel pomeriggio... i primi, in singolar tenzone col Maestro Luis, gli altri a scambiarsi jigeiko o impegnati in brevi combattimenti, tanto per conoscersi. Io ho conosciuto un paio di “kendoki” che dopo qualche schermata con me e dopo avermi illustrato, tra un kiai e l'altro, tutta una serie di varianti sul tema del kote e del men uchi, sono stati mossi a compassione dal mio affanno e mi hanno congedato sorridendo ammiccanti.
Mi sono riposato un po a “bordo campo”. Il kirikaeshi che è seguito è parso a qualcuno dei più esausti tra noi, me compreso, come l'espressione di un cinismo tutto olandese da subire e di cui far bagaglio (una specie di Armageddon tra capo e collo del buon corsista).
“Men tori”!! Uao, ma è già finito! Il tempo è volato, segno che è trascorso agile in un contesto stimolate e colmo di interessi! Tirando le somme direi che l'esperienza dello stage, al di là degli insegnamenti che di per sé sono sempre da accogliere come semi che porteranno frutti, è stata un'occasione di crescita imperdibile; all'insegna della condivisione che aumenta il senso di appartenenza e cementa il gruppo.
Rivolgo il mio grazie al Maestro Luis Vitalis per il tempo dedicatoci e per i contenuti che ci ha trasmesso, a tutti gli amici che hanno reso l'esperienza condivisibile e piacevole ed un grazie particolare va al Maestro Schiavone che ci coinvolge ed appassiona additandoci il cammino sull'antica via della spada."
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